corsa campestre matmilano
12 Dicembre 2024 NEWS 25 views

Nadia Battocletti trionfa anche nella corsa campestre

Finisce con un’altra medaglia d’oro (nella corsa campestre) l’anno favoloso della nostra più titolata mezzofondista la quale aggiunge un nuovo trofeo alle due medaglie più prestigiose ottenute quest’anno ai Campionati Europei nei 5.000 metri e nella distanza doppia a Roma e la fantastica medaglia olimpica (secondo posto) a Parigi nella prova più lunga dopo il quarto posto conseguito nella distanza più breve.

L’atleta trentina ha dominato i Campionati europei della specialità con una gara sempre di testa e facendo la differenza con un allungo progressivo finale insostenibile per le avversarie. 

In precedenza la portacolori azzurra aveva inaugurato la stagione dei cross country – così la definiscono gli inglesi – con il terzo posto alla Cinque Mulini, storica gara della disciplina sempre dominata dalle atlete africane. 

La specialità delle tre “effe”

Fango, Fatica e Freddo; è una specialità dal fascino straordinario come nessun’altra prova di fondo e mezzofondo. Tuttora parte integrante sia del processo formativo giovanile di tutti i mezzofondisti sia del programma di allenamento di ogni futuro campione della corsa di resistenza.  

Una disciplina tipica del periodo autunnale ed invernale che in passato era utilizzata anche da atleti su pista per perfezionare l’allenamento, che negli ultimi anni è sempre più stata dominata a livello mondiale dagli atleti africani. 

Specialità formativa come nessun’altra nelle prove di fondo e mezzofondo. Dove non si corre con un occhio al cronometro, ma soltanto nella logica feroce dell’atleta contro atleta quando sulla riga di partenza sono schierate anche diverse decine di avversari. C’è inoltre chi patisce il freddo, i percorsi con salite e discese, il fango e magari anche la neve ghiacciata e chi invece li predilige per le sue caratteristiche fisiche e muscolari. 

La corsa campestre – gli allenamenti

Fisiologicamente la corsa campestre si può inserire fra le specialità del mezzofondo prolungato, vedi i 5.000 e i 10.000 metri, ma la grande differenza con le gare in pista ne rimane l’imprevedibilità espressamente figlia diretta dei vari terreni di gara che possono essere sconnessi, fangosi, morbidi, ma anche innevati o sabbiosi e con l’aggiunta di ostacoli naturali o artificiali. Una sorta di “roulette russa” della corsa a piedi. 

Nessuna specialità come la corsa campestre può dare riscontro ad un atleta e al suo allenatore dei progressi raggiunti nel miglioramento della potenza aerobica ed in tempi anche molto contenuti. 

Come ci si può allenare per essere competitivi nella corsa campestre? 

Certamente su percorsi erbosi e ricchi di difficoltà naturali. Magari allestendo dei mini-circuiti ad hoc in cui l’atleta è chiamato a “interpretare” il tracciato e soprattutto ad adattare la sua meccanica di corsa alle caratteristiche del terreno. Dall’entrata e uscita dalle curve più insidiose, da come affrontare un tratto in salita o discesa, dal tipo di falcata da utilizzare, nonché alla strategia di gara: in gruppo o da solo.

Il grande specialista del cross ha come dote naturale la capacità di riuscire a gestire la propria andatura in ogni tipo di situazione, tipico degli atleti africani; mentre anche il grande campione può allenare tutte queste abilità utili anche per la stagione estiva in pista.  

Per migliorare la potenza aerobica si utilizzano fondi medi e veloci, preferibilmente su terreni ondulati e sterrati, ma anche i ritmi gara su distanza corte comprese tra i 1.000 e 5.000 metri, a seconda dell’età ed al livello di evoluzione dell’atleta.

Infine, non vanno dimenticati lavori alternati quali il fartlek e l’interval training, nonché le prove ripetute corte comprese tra i 300/500 metri, anche in salita, con recuperi brevi.

Corsa campestre – la mia esperienza

Confermo la validità dell’esperienza formativa sia sportiva che caratteriale. Ai miei tempi le condizioni climatiche erano spesso avverse e la sofferenza nel correre in simili contesti mi aiutava a sostenere più facilmente gli allenamenti successivi alla gara. 

Aggiungo che inoltre la pratica della campestre permetteva al mezzofondista di gareggiare tutto l’anno e di conseguenza il confronto più frequente con gli avversari facilitava anche il controllo della condizione fisica per un periodo più prolungato. 

Ritengo pertanto questa disciplina estremamente allenante in grado di sostituire frequentemente le sedute di potenziamento in palestra, assolutamente indispensabili invece per i velocisti, ma noiose per i mezzofondisti che amano correre all’aperto. 

La corsa campestre – i consigli di MAT

Per gli atleti evoluti il “cross country” è un importante diversivo nella preparazione, nonché un ottimo strumento di diversificazione anche mentale, rispetto alla pista, se praticato con dedizione. Inoltre, può diventare anche un obiettivo stagionale in anni con poche competizioni internazionali di rilievo. E’ il caso ad esempio del 2025 dove si svolgeranno solo i mondiali su pista, peraltro a settembre, lasciando la possibilità in precedenza di concentrarsi su altri obiettivi come sta facendo la Battocletti.  

Per i ragazzi al loro debutto nel mondo dell’atletica, o che la praticano già da alcuni anni, la corsa campestre costituisce di un complemento formativo indispensabile ed irrinunciabile anche per gli atleti più veloci. Si tratta sempre di una gara individuale, ma lo spirito di Gruppo nell’avvicinamento alla competizione ed il tifo dei compagni, e di tutto il pubblico presente in generale lungo il percorso, sono aspetti che personalmente ancora ricordo con grande nostalgia.

Per informazioni sui corsi di atletica, running e preparazione fisica, sia per ragazzi che per adulti, visita il nostro sito o scrivici a [email protected].

Federico Schmid

10/12/2024

Se l’articolo ti è piaciuto

CONDIVIDILO SUI SOCIAL

Potrebbero interessarti

Altri articoli

“Non si smette di fare sport perché si diventa vecchi, ma si diventa vecchi perché si smette di fare sport”

>